Pietro Lo Monaco di nuovo al Catania

Un vaso rotto resta un vaso rotto anche se lo incolli

Pietro Lo Monaco

Pietro Lo Monaco torna dopo quattro anni a fare l’amministratore delegato del Catania. Secondo il “Corriere dello Sport”, acquisendone anche il 35% del pacchetto azionario.
Non ho ascoltato la conferenza stampa di presentazione e quindi non posso commentarla, ma posso dire che ci sono cose per cui questo ritorno mi fa piacere e altre per cui mi deprime.
Il primo motivo per cui sono contento è che l’inserimento nell’organigramma di un dirigente in grado di tenere a bada i giocatori e di gestire la vita quotidiana era una delle cose che avevo auspicato, perché elemento imprescindibile per tornare ad avere dei risultati sul campo. Un’altra cosa positiva dell’operazione è che la proverbiale attenzione per i bilanci dovrebbe scongiurare il fallimento del Club, e dunque garantire il salvataggio della matricola 11700.
Inoltre sicuramente costruirà una squadra che ha un senso tecnico e che avrà personalità.
Le cose che mi deprimono sono i problemi di comunicazione che un personaggio del genere ha palesato in passato e che si porterà dietro, a maggior ragione, ora che torna da salvatore della patria.
Per quanto il messaggio che ha sempre mandato è quello di cosesione dell’ambiente, in realtà ha sempre lavorato per emarginare qualunque voce critica, il che è un grosso rischio.
Ma la cosa più preoccupante in assoluto è che molti ritengono che il ritorno di Lo Monaco equivalga ad un viaggio nel tempo che ci riporterà nella Catania del 2004-’05. E nella situazione di quel Catania. Purtroppo però non è così: allora il Catania era in Serie B e Pulvirenti aveva un patrimonio importante e tante aziende (apparentemente) in grado di fare utili. Oggi il Catania e la holding che ne detiene la proprietà sono in crisi nera. Autofinianziarsi come richiede un campionato di Serie C non sarà facile, tanto più che le avventure fuori da Catania di Pietro Lo Monaco si sono concluse con risultati scarsi, a dimostrazione che trovare l’alchimia giusta non è facile.
Infine, il problema più grande di tutti è che si tratta di un’operazione voluta da Pulvirenti per avere un’arma in più nella propria (disperata) battaglia legale. Un mezzo che gli permetta, nel caso peggiore, di ecclissarsi per tutto il tempo necessario e ritornare in sella quando la tempesta sarà finita.
Da parte sua nessun pentimento per quanto fatto, nessuna scusa per le dichiarazioni di guerra alla città e nessun rispetto per i tifosi.

“La storia non si può cancellare” è uno dei cavalli di battaglia di Pietro Lo Monaco, e queste macchie fanno parte della nostra storia. Il tentativo, palese e già parzialemnte riuscito, è di cancellarele dalla memoria dei tifosi, ma la sostanza non cambia e se i risultati dovessero tardare ad arrivare il rinnovato entusiasmo svanirà e probabilmente le crisi verranno gestiti come in passato: con il ricatto. “La città non ha risposto come avrebbe dovuto. Non vi sto bene? Allora me ne vado regalando le mie quote”.

Un film già visto in riva allo stretto. Ma sotto l’Etna dovranno essere altre storie a ripetersi.

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