Correggiamo il tiro?

Quando si decide di aprire un blog ci si condanna ad una schiavitù. Almeno se si è come me, cioè se si prova fastidio nel vedere pagine non aggiornate e post recenti relativi ad argomenti non più di attualità. Per mantenere vivace il blog dovrei scrivere più spesso e, per esempio, avrei già dovuto parlare dell’avvicendamento tecnico in panchina fra Rigoli e Petrone, nonché del pareggio interno col Taranto. Ma cosa potrei aggiungere a quanto già scritto e detto, dal momento che pure in Indonesia sanno un po’ tutto su queste due notizie?

Mi tocca allora parlare del prossimo futuro, cioè del prossimo impegno del Catania, che andrà a trovare la squadra di Messina, che chiamerò genericamente Messina perché mi sono perso dietro i vari cambi di denominazaione che essa ha dovuto subire. L’argomento del giorno è l’arrivo in giallorosso del nuovo presidente, l’imprenditore in pensione nativo di Troina Franco Proto, che dalle nostre parti ricordiamo per delle manovre giudicate dai più inopportune ai tempi della tentata radiazione del Catania di Massimino, datata 1993. Seguì una breve storia di rivalità stracittadina con la creatura di Proto, l’Atletico Catania. Capace per un breve periodo di essere la prima squadra della città, l’Atletico conquistò diversi successi anche contro il Catania, prima di subire il tracollo economico, appena dopo aver subito il controsorpasso della compagine storica catanese sia in fatto di categoria che in fatto di bilancio negli scontri diretti. Un lieto fine per tutti coloro che non amano il gioco sporco e sleale, e che oggi vedono riacutizzarsi una forma di orticaria all’idea che un personaggio come Franco Proto torni ad occuparsi di calcio.
Tuttavia quello che voglio dire sull’argomento Franco Proto è che se ne sta parlando troppo e con troppo risentimento. Noi catanesi dovremmo essere ben felici che l’ex avversario sia andato a far danni (o forse a far fortuna, poco importa) in riva allo Stretto, perché ciò significa che sarà lontano dal nostro giocattolo preferito, che peraltro attualmente è in mani non certo linde. Ecco, magari dovremmo concentrarci più sul problema di trovare un nuovo proprieario che non si sia guadagnato e autoassegnato la patente di truffatore sportivo (e non?), quale è Pulvirenti. Ma il tema del cambio di proprietà è inspiegabilmente uscito dall’agenda delle testate giornalistiche locali, nonché dalle risse dei social network.

Solo una cosa bisogna precisare a proposito di Franco Proto. Pare che egli abbia dichiarato che a Catania non fu capito, poiché il suo intento era quello di dare ai catanesi la splendida opportunità di scegliere fra due squadre e non i doversi accontentare di una. La cosa però non corrisponde al vero, perché i fatti dicono che Proto propose più volte agli eredi del Cavaliere Angelo Massimino la fusione fra le due squadre principali della città. E se i dirigenti di allora non avessero rispedito al mittente la richiesta (giunta su carta intestata dell’Atletico), il popolo etneo non avrebbe avuto proprio nulla da scegliere, e forse adesso non potrebbe fregiarsi del titolo, simbolico, ma di cui molti sono orgogliosi non potendo vantare trofei in bacheca, di unica società calcistica siciliana di un certo rilievo che abbia mantenuto la propria matricola federale originale.
Ora però, lo stesso popolo etneo, oltre a riscoprirsi grato agli eredi di Angelo Massimino, dovrebbe capire che non è certo Proto a minacciare la matricola del Catania, e sarebbe bene riportare il mirino e l’attenzione sulla minaccia reale, al di là delle disquisizioni di carattere etico sul comportamento fraudolento di Pulvirenti (perché l’etica nel calcio pare non abbia diritto d’asilo, e chissà quante generazioni ci vorranno per arrivare a non accettare questo assioma), cioè la necessità di chiudere col passato e aprire una nuova era, con una nuova gestione.

Perché il rischio è di accorgersi troppo tardi che i più gravi problemi del Club sono ancora tutti lì, che aspettano di essere risolti.

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